28/11/11

La Cena

Questo libro di Herman Koch ha raccolto pareri diversissimi tra gli amici che lo hanno letto e quindi, prima di iniziarlo, l'ho lasciato per un bel po' di mesi a decantare sugli scaffali della libreria.
Con il senno di poi, dico che avrei potuto leggerlo fin dall'inizio perchè a me è piaciuto molto.

Mi è piaciuto lo stile, ironico e talvolta addirittura sarcastico. Uno stile inaspettato vista la tematica così delicata.
E mi è piaciuta la trama, così difficile da giudicare e ricca di interrogativi morali.

Ma prima di proseguire, devo assolutamente raccontarvela per sommi capi.
Altrimenti vi sarebbe davvero difficile poter seguire le mie riflessioni.


Immaginatevi un ristorante di gran lusso. Uno di quelli in cui bisogna prenotare con sei mesi di anticipo. Dove ogni portata viene servita dopo una pausa lunghissima da quella precedente e prima di iniziare a toccare il piatto dovete attendere le spiegazioni del maitre per capire da quale parte del mondo arriva e come è stato prodotto quel misero boccone che avete davanti. Misero per quantità, s'intende. Perchè in realtà già negli antipasti non esiste nulla sotto i venti euro.
Non ci siete mai stati?!?!
Beh! non siete gli unici, ma fate lavorare la vostra fantasia e provate a immaginarlo ugualmente.

E poi immaginate quattro persone che arrivano per cena. Non sono quattro persone qualunque. Loro il tavolo l'hanno prenotato quello stesso pomeriggio. Per loro c'è sempre posto. Ovunque.
Al loro arrivo vengono accolti dal patron di casa in persona. Quando entrano in sala cala il silenzio e tutti gli sguardi sono puntati su di loro.
O meglio, su di lui. Uno degli uomini politici olandesi più noti del momento, candidato premier alle prossime elezioni e considerato super-favorito da tutti i sondaggi.
Ad accompagnarlo, la moglie, il fratello e la cognata.
Due coppie, entrambe con figli adolescenti a casa.

Ma non sono i classici adolescenti ribelli e annoiati.
Due di loro hanno appena dato fuoco a una barbona che dormiva all'interno di un bancomat e sono stati ripresi dalle telecamere. La polizia non li ha ancora identificati, ma i genitori li hanno riconosciuti al volo mentre guardavano il filmato in televisione.
E loro non hanno smentito, solo dato la loro versione dei fatti.
Un altro figlio, quello adottivo, li ha ripresi con il telefonino e, caricato parte del video su YouTube, ora li ricatta all'insaputa dei genitori.

Non vado oltre. L'argomento della cena mi sembra abbastanza ovvio!

E state tranquilli.
Non vi svelerò nemmeno la decisione finale presa dai genitori.
Chi vuole scoprirla può benissimo farlo da solo.

So che la trama può sembrare irreale, ma se ci pensate bene non è poi così lontana dalla realtà.
Diversi fatti di cronaca nera, non ultimo quello della famiglia Misseri, ci dovrebbero aver insegnato che per non far incarcerare i propri figli si arriva a fare qualunque cosa.

Per il loro bene, si intende!

Ma la domanda che mi è nata spontanea leggendo questo libro è proprio questa.
Qual è il bene per i nostri figli?
E qual è il limite oltre il quale devono assolutamente assumersi le proprie responsabilità?

L'età non importa. E nemmeno il fatto in sè, non è importante.
Non serve arrivare ad uccidere qualcuno e nemmeno essere figli di personaggi illustri.
La questione rimane sempre la stessa: è giusto difendere sempre i propri figli?
Anche quando hanno sbagliato?
Anche se hanno volutamente fatto quel che hanno fatto?

Sono certa che tutti noi, se ci pensiamo un attimo, troviamo dei momenti in cui i nostri genitori ci hanno difeso a scuola, davanti ai parenti o agli amichetti. E lo hanno fatto pur sapendo in cuor loro, e noi nel nostro, che non eravamo nel giusto.
E lo stesso facciamo, o abbiamo fatto, noi con i nostri figli.

Non mi sento di dire cosa avrei fatto io al posto dei quattro commensali. Non lo faccio perchè non lo so. E perchè so benissimo che solo trovandosi in una situazione si possono prendere delle decisioni. Dal di fuori si può solo immaginarle. E raramente combacierebbero con quelle che metteremmo in pratica nella realtà.

Ma le domande restano e mi sembra una bella eredità su cui riflettere.
Soprattutto se si hanno ancora figli piccoli e quindi tutto il tempo davanti per trovarsi in situazioni del genere ...

2 commenti:

  1. Solo con una cosa non concordo: non mi è mai capitato e dico davvero mai che mia madre mi abbia difeso. Per giustizia devo dire che non ha mai difeso neppure mia sorella. A me come mamma invece è successo. Ed è proprio questo il punto di equilibrio più difficile da raggiungere: riuscire a intervenire solo in caso di estremo bisogno e lasciare che in un certo senso se la sbrighino da soli...
    Invece, per quanto riguarda il libro, mi mette a disagio, molto a disagio. E non posso dire che non mi piaccia, anzi, lo sto divorando. Ma è tutta la situazione che trovo imbarazzante!

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  2. Penso che il caso in questione sia di "estremo bisogno" ed è qui che ci si pone la domanda: cosa faremmo noi in questa situazione???
    Ma la risposta è più difficile del previsto ...

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