12/03/12

Accabadora

In questo libro della Murgia c'è tutta la Sardegna più autentica, primitiva e selvaggia.
Una Sardegna mille miglia lontana dai villaggi turistici con divanetti in midollino, dai gossip estivi su teste più o meno coronate e dalle acque turchesi sovraffollate di yacht. La Sardegna della bella vita, del divertimento, della superficialità vacanziera è relegata lì, sulla costa.

Gli avvenimenti di queste pagine, invece, si svolgono all'interno.
In un luogo così lontano nello spazio, e nel tempo, da offuscare le precise coordinate geografiche in cui si muovono i passi di Maria Listru e di Tzia Bonaria.
E' un luogo affrescato a suon di muretti a secco, di labili confini tra le vigne, di mandorle tritate sopra un tavolo, di ceste pronte per le nozze, e nulla più.

Un luogo che, pagina dopo pagina, è destinato a perdere la sua solarità mediterranea per svaporare tra le nebbie accoglienti e misteriose dell'interiorità. 
E' in questa dimensione intima, in perenne bilico tra l'esserci e il non-esserci (le colpe, come le persone, iniziano a esistere se qualcuno se ne accorge - cit.), che si intrecciano, si ingarbugliano, si dipanano e si riallacciano i destini di
una donna sterile, della sua fill'e anima e di Andrìa, un ragazzo follemente innamorato.

Dico destini anche se so che non è questo il termine corretto per indicare rapporti che, con gli allontanamenti e i riavvicinamenti che son loro naturali, sono frutto di scelte volute e ponderate. Scelte capaci di infischiarsene delle lingue ben allenate che si celano dietro le porte del paese e di sobbarcarsi il peso intollerabile del dolore derivante dal loro compiersi.

E' una storia che fa male questa dell'Accabadora!

Perchè parla di vita, di quella vita non voluta quando arriva in una famiglia con già troppe bocche da sfamare.
Perchè parla di amore, di quell'amore che cresce nell'ombra e che finirà non appena scoperto.
Perchè parla di sesso, di quel sesso tremendo vissuto come colpa da chi colpa non ha.
Perchè parla di morte, quella morte che siamo soliti considerare con timore e ostilità, ma che certe circostanze della vita possono rendere desiderabile più di ogni altra cosa.

E' una storia che fa male e fa scendere grossi lacrimoni a lenire ciò che si smuove in fondo all'anima.
Perchè, a modo suo, parla anche di me.
E forse, anche di te.

Consigliato a chi vuol scoprire il lato più autentico, e forse spaventoso, della Sardegna e dell'essere umano.

Michela Murgia, Accabadora, Einaudi





1 commento:

  1. Letto qualche mese fa. Piaciuto. La sensazione profonda che mi ha lasciato è quella del forte legame di comprensione e compassione che si può avere con chi intreccia la sua vita alla nostra, indipendentemente dai legami di sangue.

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