07/07/11

Essaouira: una perla splendente nel blu dell'oceano

Arriviamo al tramonto. Il sole sta tingendo di mille sfumature un cielo che, fino a pochi minuti fa, era turchese e senza l'ombra di una nube. La spiaggia è quasi deserta e si odono solo le onde frangersi sul bagnasciuga e qualche auto che passa solitaria lungo la strada alle nostre spalle. Davanti ai nostri occhi il profilo  di un gruppo di isolotti risalta in controluce su un orizzonte che si infuoca sempre più.
tramonto sulle Isole Purpuree
Sono le Iles de Mogador e solo più tardi, nella nostra guida, scopriamo che sono chiamate anche Iles Purpuraires. Già i Fenici, e poi i Romani, si erano spinti fin qui attratti dal rosso. Non quello magico del tramonto che ha stregato i nostri occhi, ma quello ben più redditizio della porpora per cui questo piccolo arcipelago era noto nell'antichità.

L'impegno più urgente ora è quello di trovare un posto dove dormire e qualcosa da mettere sotto i denti. In questa ricerca ci è subito chiaro che siamo in un luogo ben diverso dalla moderna e turistica Agadir che abbiamo lasciato poche ore fa. E' un luogo che ha ancora un'anima e una sua distinta personalità, ma dovremo attendere domani mattina per scoprirne la decadente bellezza.
bassa marea ad Essaouira


Scendiamo in spiaggia subito dopo colazione e lo spettacolo della città bianca che si riflette su ciò che resta dell'oceano nelle ore di bassa marea ci incanta a lungo. Siamo a fine febbraio e la spiaggia è tutta per noi e per quei pochi cammelli guidati alla ricerca dei primi turisti.
A Samir non sembra vero di aver tutta questa sabbia solo per sè e inizia subito a ricostruire le mura che vede in lontananza. I cammelli lo incuriosiscono, ma il piacere di poter giocare con la sabbia e sguazzare in riva al mare è di gran lunga superiore a qualunque cosa possa passare nei dintorni
E' difficile convincerlo a dirigersi in città: non sa ancora quali altre sorprese lo attendono ...
Ma basta oltrepassare le mura portoghesi e dirigersi verso il porto per essere catapultati nella vitalità di una città araba e nella frenesia di un lavoro che si ripete da secoli.
la città dalla strada che conduce al porto
Il porto non ha nulla di turistico e le imbarcazioni sono quelle usate per la pesca. La gente qui è indaffarata a martellare, a dipingere travi scrostate, a riparare segni di usura, ad ammucchiare reti e a ripulirle da ciò che il mare ha offerto nel corso delle prime luci dell'alba. Ci si potrebbe perdere una giornata ad osservare quelle mani incallite che ripetono gesti che furono dei loro padri e, prima ancora, dei loro nonni e dei loro avi.
il porto di Essaouira
Una barca si avvicina lentamente alla banchina e improvvisamente è tutto un gran subbuglio. La gente si alza, si incammina, si spinge, grida, salta a bordo, litiga e poi si aiuta nello scaricare casse di pesce azzurro.
pesce fresco
Saliamo sopra le piccole rimesse dei pescatori per osservare dall'alto ciò che succede intorno a noi. Il pescato non ha ancora toccato terra e già sono iniziate le prime trattative di vendita. E' tutto un vociare, un guardare, un soppesare, un controllare, un annuire.
Ciò che colpisce è l'assenza totale di volti femminili in un ambiente in cui il cibo è il principale protagonista della scena. Anche le mani di quelle figure accovacciate che puliscono i pesci scartati hanno fattezze maschili.

Basta però allontanarsi di pochi metri dal porto e pagare il primo biglietto d'ingresso per incontrare figure più aggraziate, avvolte in morbidi tessuti dalla testa ai piedi.
donne arabe sulla fortificazione
Ma cosa stanno facendo???
Un fotografia? O quale altra magia?
Aspettiamo il nostro turno e ...

che vista ... ragazzi!
iniziamo a scattare anche noi mille foto a er mejo buco della città!
La vista non fa altro che migliorare man mano che si percorrono le mura e si scalano le vecchie fortificazioni coloniali.
Saliamo sulla torre difensiva e c'è un improvviso grido di entusiasmo! No, non è per l'ennesimo scorcio, ma per le decine di cannoni che vediamo allineati sotto di noi. Samir non sta più nella pelle, non possiamo fermarci qui un minuto in più. Inutile dire che li prova tutti e che con la fantasia è già in epoche alquanto lontane.
Non ci resta che dirigerci dentro la città vecchia. Un intrico di vicoli e viuzze all'ombra di possenti mura e di edifici che avrebbero spesso bisogno di una rinfrescatina. Piccole botteghe che espongono la loro mercanzia con gusto quasi maniacale. Oggetti creati artigianalmente e con la cura di un tempo.
A seconda delle zone, la città è sonnacchiosa o estremamente vitale. Eppure, ovunque si respira un'atmosfera rilassata e la parola stress è priva di significato.

Lascio la città con l'immagine di questi uomini seduti a terra, impegnati a guardare la gente che passa, a ricordare fatti lontani, a presagire ciò che verrà. E nella testa mi rimbomba una frase ...  
Dobbiamo imparare ad ammazzare il tempo, prima che il tempo ammazzi noi.

Dormire: stando alla guida, dentro alle mura ci sono diversi Riadh (case tradizionali marocchine) ristrutturati e trasformati in B&B. Ma l'accesso in auto è proibito e non fidandoci a lasciare i bagagli in macchina abbiamo cercato nella zona nuova, vicino alla spiaggia. Abbiamo così trovato il Riadh Zahra, con camere pulite e bei bagni, costruito secondo il tipico modello arabo, con le stanze che si affacciano su un cortile interno e una grande terrazza sul tetto. Buona anche la prima colazione, con una dolcissima spremuta di arance fresche.

Mangiare: vicino al porto siamo stati tentati dai profumi delle grigliate di pesce appena pescato, ma per fortuna ci siamo addentrati nella città e svoltando in una delle prime laterali a sinistra della strada principale abbiamo scoperto il ristorante La Tolerance. Solo un paio di tavoli in un ambiente tipicamente arabeggiante, dove abbiamo mangiato i migliori pasti del nostro viaggio in Marocco. Consiglio assolutamente di provare la Pastilla di pollo e l'ottima insalata marocchina insaporita con spezie locali.

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